Venerdì 29 gennaio, in esclusiva nella provincia di Grosseto, proietteremo “Bella e perduta” di Pietro Marcello. Il film si è aggiudicato la menzione speciale della Giuria Ecumenica e il Primo Premio della Giuria Giovani al 68. Festival di Locarno (2015). E’ stato anche il film di apertura al 33. Torino Film Festival (2015)

bella-e-perduta-v9-27750Trama:

Dalle viscere del Vesuvio, Pulcinella, servo sciocco, viene inviato nella Campania dei giorni nostri per esaudire le ultime volontà di Tommaso, un semplice pastore: mettere in salvo un giovane bufalo di nome Sarchiapone.
Nella Reggia di Carditello, residenza borbonica abbandonata a se stessa nel cuore della terra dei fuochi, delle cui spoglie Tommaso si prendeva cura, Pulcinella trova il bufalotto e lo porta con sé verso nord. I due servi, uomo e animale, intraprendono un lungo viaggio in un’Italia bella e perduta, alla fine del quale non ci sarà quel che speravano di trovare

Critica:

“Questo film – prodotto in gran parte da Marcello e dalla montatrice Sara Fgaier con la loro società L’Avventurosa e scritto assieme allo scrittore Maurizio Braucci – è la rivincita degli umili, dei servi. I servi metaforizzati dai Pulcinella e dai bufali, animali che Cestrone amava profondamente e che, dopo la morte improvvisa del loro angelo custode, vengono protetti idealmente dalla maschera napoletana, mandata in missione segreta dal mondo nascosto dei Pulcinella ad esaudire le ultime volontà del pastore. “Purché si sia nati con un gran nome e con una grande fortuna…L’unica cosa che ho è questa mia storia”, dice Sarchiapone, il piccolo bufalo che Cestrone non vuole mandare al macello, in una sequenza ovattata e onirica, anzi uterina (e proprio con una sequenza analoga si apre il film).

Il film è una rivincita sul mondo degli aristocratici campani e più in generale italiani: intellettuali, giornalisti o politici che hanno sempre guardato con disprezzo il popolo e in particolare il popolo di quelle aree del paese. Nessuno di loro sarebbe mai stato capace della dedizione di Cestrone. Una dedizione all’Arte e alla storia della Campania, quindi all’Umanità.

Il film è una rivincita sugli intellettuali, giornalisti o politici, che hanno sempre guardato con disprezzo il popolo

Dietro il mondo sotterraneo dei Pulcinella ci sono gli Immortali, che costruiscono storie segrete con la loro intelligenza. In realtà, dietro di essi c’è il film stesso, cioè l’Arte che idealmente e concretamente ringrazia Cestrone, servo che ha visto portar via dalla reggia capitelli, cammini e sicuramente ha vissuto tutto questo come se gli strappassero parti di sé. L’Arte, per estensione, fa di Bella e Perduta anche un film animalista e animista.

Molti dei film che abbiamo recensito da Locarno sono dei mondi perduti, segno forse di una transizione particolare dell’Occidente. Quello di Marcello è certamente il più paradigmatico. Lo ripetiamo, farlo con i servi e creando immagini poetiche di grande forza e semplicità dal nulla, anzi dal niente, è quasi un miracolo. Un prologo di pura meraviglia – che pare uscito dal Casanova di Federico Fellini, ma senza la sua aristocrazia – nel quale i Pulcinella sono dei veri carcerati e dal quale noi spettatori non vorremmo più uscire, è solo l’inizio di una serie d’immagini affabulatorie e allegoriche. E’ proprio da immagini pittate che parte la ricerca del primordiale perduto: dal vecchio dipinto con i pulcinella, dall’antico quadro del bufalo e dalle immagini di pittura cinematografica partono le sequenze dei Pulcinella e del bufalo. Imparino gli stolti incolti, malati di kitch pubblicitario dai colori saturi, cos’è un immagine con profondità. Si tratta di bolle uterine dalla grandezza ed estetica variabile che ogni tanto scoppiano e lasciano il posto a splendide immagini dal registro naturalistico, pasoliniano.” (Francesco Boille, Internazionale.it)

“(…) uno straordinario poema in cinema dove, in un racconto dal registro fiabesco, si mescolano lo stupore della Bellezza ritrovata e lo struggimento per la rovina in cui questa è ridotta. Un film emblema e simbolo di un Paese fustigato e maltrattato.” (Anna Maria Pasetti, ‘Il Fatto Quotidiano’, 19 novembre 2015)

“Un pastore che non si arrende, un documentarista che crede alle fiabe, un Pulcinella venuto dall’aldilà. E un piccolo bufalo che parla, pensa e osserva il disgraziato paese in cui gli è toccato nascere. (…) uno dei film più intensi e sorprendenti dell’anno, ‘Bella e perduta’ (…). Metà mito, metà documentario, tutto metafora. Ma anche manifesto di un cinema che a sua volta non si arrende e cerca le forme, il respiro di un racconto che tocchi il cuore delle cose. Fondendo, se serve, linguaggi lontani come l’inchiesta e la fiaba. (…) una fiaba arcaica e molto pasoliniana, che procede a zig-zag tra mito e realtà illuminando l’una con l’altro. (…) Anna Maria Ortese (…) nel film recita, splendidamente, ‘I pastori di D’Annunzio’. (…) Tra echi di ogni genere, da Bresson (‘Au hasard Balthazar’) alla Ortese, evocata come ambientalista ante litteram da ‘Il mare non bagna Napoli’. Perché ‘Bella e perduta’ incarna con poetica precisione anche una nuova sensibilità oggi molto diffusa. Ma non dimentica il punto di partenza.” (Fabio Ferzetti, ‘Il Messaggero’, 13 novembre 2015)

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