🎬 LA PERSONA PEGGIORE DEL MONDO
Un film di Joachim Trier, con Renate Reinsve e Anders Danielsen Lie.
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🎥 Premio miglior attrice protagonista per Renate Reinsve al Festival di Cannes 2021 e candidato ai Premi Oscar 2022 come miglior sceneggiatura originale e miglior film internazionale.
“Uno dei più bei ritratti di donna di questi anni viene dalla Norvegia e lo ha diretto un uomo dopo averlo scritto con un altro uomo. Il primo si chiama Joachim Trier, il secondo è il suo sceneggiatore Eskil Vogt. Ma uscendo dal cinema ricorderete solo Renate Reinsve, giustamente premiata a Cannes come miglior attrice, e i suoi amori. Oltre che di una donna infatti questo è il ritratto di un’ epoca. Allegro e tragico, leggero ma profondo, sorprendente e preciso come pochi.” Fabio Ferzetti L’Espresso
“Sarà una delusione per chi si aspetta una commedia giovanilistica, stupidamente romantica, e strapparisate e strappalacrime, che ti dimentichi dopo 10 minuti dall’uscita del cinema…
invece sarà un piacere per chi non si aspetta una commedia giovanilistica, stupidamente romantica, e strapparisate e strappalacrime, che ti dimentichi dopo 10 minuti dall’uscita del cinema.”
“Il titolo originale è Julie (in 12 capitoli): 12 quadri che seguono una inquieta ragazza di Oslo alle prese con vari uomini e con la propria maturazione. I toni da commedia americana indipendente scivolano lentamente verso il dramma, mentre emergono sottotraccia le sfumature sociali tra i personaggi, le differenze tra generazioni (uno degli uomini è molto più grande di lei) e insomma le difficoltà che una donna, pur nell’Europa più avanzata, si può trovare da- vanti oggi prima ancora nel privato che nel pubblico: perfino l’autoconsapevolezza e l’autonomia, per Julie, sono un’arma a doppio taglio (come emerge nel capitolo La fellatio al tempo del #MeToo). Elegante e mossa la regia e una rivelazione la protagonista Renate Reinsve, giustamente premiata come miglior attrice a Cannes.” Emiliano Morreale, La Repubblica
“La pubblicità lo lancia come una specie di nuovo Amélie eppure non c’è davvero alcuna relazione tra quel personaggio lezioso e sdolcinato e questa Julie che con tigna e onestà cerca risposte alla domanda “quando si diventa davvero adulti?”. È qualcosa che ha a che vedere con il lavoro, con la nostra dimensione pubblica? O bisogna diventare genitori per dirsi adulti? O forse bisogna fare i conti una volta per tutte con il proprio passato familiare? Julie attraversa ogni fase e noi con lei, di corsa per le strade di Oslo mentre il tempo si ferma (scena strepitosa, cuore del film) fino alla scoperta del dolore e forse anche della verità.” Paola Jacobbi, www.harpersbazaar.com