Venerdì 23 novembre alle 21.30 sarà in programma – in anteprima provinciale – “L’affido” di Xavier Legrand (2018) in collaborazione con Punto di Ascolto Antiviolenza Follonica – Associazione Olympia de Gouges. Il film ha ricevuto il Leone d’Argento al Festival di Venezia e il Leone del futuro Premio Luigi De Laurentis. Al termine della visione seguirà un confronto aperto sul tema con esperti del settore. moderato dall’avv. Anna Teglielli, socia dall’associazione Olympia de Gouges (Punto di Ascolto Antiviolenza di Follonica).

Venerdì 23 novembre alle 21.30 sarà in programma – in anteprima provinciale – “L’affido” di Xavier Legrand (2018) in collaborazione con Punto di Ascolto Antiviolenza Follonica – Associazione Olympia de Gouges. Il film ha ricevuto il Leone d’Argento al Festival di Venezia e il Leone del futuro Premio Luigi De Laurentis. Al termine della visione seguirà un confronto aperto sul tema con esperti del settore. moderato dall’avv. Anna Teglielli, socia dall’associazione Olympia de Gouges (Punto di Ascolto Antiviolenza di Follonica).

Il trailer del film:


Al centro del film vi è una separazione a seguito della quale il figlio Julien vorrebbe non rivedere più il padre violento. Il giudice deciderà però per un affido congiunto…
Come spiega il regista, l’esordiente Xavier Legrand, il suo film “rivela la violenza sotterranea, le paure taciute, le minacce sommesse” vissute ogni giorno da migliaia di donne, in tutto il mondo.
Per mettere in scena questo intenso e straziante dramma familiare sulla violenza di genere e sul conflitto generazionale in ambito domestico, il regista adotta il punto di vista del bambino con grande maturità, evitando il facile ricorso a scene esplicite di violenza, ma imbastendo con grande abilità una sorta di thriller psicologico fino ad approdare in un crescendo di tensione a un finale davvero emozionante.
La critica ha speso recensioni largamente positive per l’opera prima del cineasta francese, definita uno degli esordi dietro la macchina da presa più intensi e potenti degli ultimi anni.

Tutt’altro che didascalico, L’affido non vuole spiegare ma semplicemente mostrare l’evolversi di certe dinamiche, lasciando agli spettatori ampia autonomia per la riflessione in merito.

“‘Jusqu’à la garde’ (…) mostra come si possa fare un buon thriller senza lo splatter di orrori e sangue a spiovere. Affida al fisico massiccio di Denis Ménochet il compito di raccontare una psiche rimasta infantile nel suo non voler intendere altra ragione che la propria, il suo senso del possesso, l’essere lui a decidere cosa sia bene e cosa sia male. Affida al piccolo Thomas Gioria, biondo e delicato, e alla fragile Léa Drucker quello di trasmettere l’esatto opposto, l’affetto che si costruisce con la reciproca comprensione. Mette al loro servizio una sceneggiatura essenziale nella sua veridicità, perché sguardi, atteggiamenti e parole bastano a raccontare ciò che c’è dietro di essi, a far capire l’abisso distruttivo che li potrebbe inghiottire.” (Stenio Solinas, ‘Il Giornale’, 9 settembre 2017)

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