“Quando faccio promesse, non sono solo parole. Faccio tutto il possibile per mantenerle”.
“Se lo trovate in qualche sala, consiglio di vederlo subito. Si chiama “La verità secondo Maureen K.” e bisogna riconoscere che il titolo italiano scelto da I Wonder Pictures è migliore di quello originale, “La Syndicaliste”, ovvero la sindacalista, e non solo perché i temi del lavoro non tirano al cinema[…] “La verità secondo Maureen K.” non è solo una storia vera, anzi verissima, con nomi e cognomi (da noi non accade quasi mai), ma anche un bel film tra thriller e processuale, benissimo interpretato, con una progressione drammaturgica capace di incuriosire lo spettatore[…]” Michele Anselmi, Cinemonitor.it
“Lo sguardo di Huppert – da solo – vale il film. In un suo semplice sguardo sono racchiusi lo smarrimento, il trauma, il tormento. Riesce perfino a mettere in discussione la verità dei fatti per un trauma precedente. Soffrirete con Maureen fino all’ultima inquadratura…” Luca Barnabè, Amica.it
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di Jean-Paul Salomé
(Francia, 2022, 122’) con Isabelle Huppert, Yvan Attal, Marina Foïs, Grégory Gadebois, François-Xavier Demaison, Pierre Deladonchamps
Essere l’esponente sindacale di spicco di una multinazionale apre le porte ai più alti livelli dell’industria e della politica. Ma quando cerchi di ostacolare gli interessi dei potenti, il contraccolpo può rivelarsi brutale, soprattutto se sei una donna in un mondo dominato dagli uomini. Questa è la vera storia di Maureen Kearney, aggredita e umiliata in casa sua. Sconvolta, Maureen viene inizialmente ascoltata e protetta. Ma le indagini si svolgono sotto pressione e nella mente degli inquirenti inizia a crescere il dubbio: da vittima, la donna si ritrova a essere la prima sospettata. Non creduta, vilipesa, trattata da bugiarda e visionaria, Maureen dovrà fare di tutto per riuscire a dimostrare la sua verità. Da Jean-Paul Salomé (Belfagor – Il fantasma del Louvre, La padrina – Parigi ha una nuova regina), un thriller paranoico avvincente e contemporaneo con una inarrivabile Isabelle Huppert.
Ormai icona consacrata per i personaggi femminili fortemente caratterizzati da un innato magnetismo che attragga su di sé l’interesse, Isabelle Huppert ricompare protagonista in La syndicaliste, nella sezione Orizzonti, per la regia di Jean-Paul Salomé già regista di La padrina.
Tratto da una storia vera, il film racconta una storia che si è svolta tra il 2012 e il 2018 a metà tra l’ambiente giudiziario e del lavoro con connessioni internazionali. Un affare complesso, dentro oscure trame politiche e interessi economici. Lei è Maureen Kearney e fa la sindacalista dei lavoratori di Areva multinazionale del nucleare. La sua denuncia di un accordo segreto tra i rappresentati di Areva, EDF, altra azienda che produce e distribuisce energia nucleare, e la Cina per l’acquisizione da parte della potenza asiatica delle conoscenze francesi con licenza per la costruzione di altre centrali nel Paese con il rischio di compromettere 50.000 posti di lavoro di operai francesi, le costerà cara.
Il film si sviluppa attorno al personaggio principale, donna fredda e volitiva, razionale e scrupolosa nel proprio lavoro di cui è appassionata. Il ritmo incalzante e la scansione temporale della vicenda trasforma il film di indagine sociale, con risvolti da nuovo cinema di impegno civile, in un thriller appassionante e serrato. Isabelle Huppert assorbe e attrae lo sguardo dello spettatore, lavorando intensamente sulla fredda consapevolezza del suo personaggio e in questa prospettiva il personaggio di Maureen Kearney è perfettamente adatto alla sua sempre viva stoffa di attrice. Il film, inevitabilmente, non manca di diventare anche una indiretta riflessione sui ruoli femminili e quelli maschili nella gestione degli affari che riguardano il mondo del lavoro. E se la manager alleata di Maureen viene letteralmente fatta fuori perché non ci si fida delle “manager donne”, preferendo le garanzie maschili pronte ad avallare gli accordi segreti con la dismissione dei posti di lavoro, è anche vero che solo la caparbia volontà della sindacalista benché vessata e maltrattata, possa ottenere la meritata vendetta sociale riuscendo a insinuare, tra le fitte trame di un dubbio che viene fatto apparire come fondato, ogni necessario antidoto con le mosse decisive che mettano in scacco il potere, il pregiudizio e ogni diffusa e strisciante opinione secondo la quale, comunque, esista una “segreta” colpa femminile per ogni stupro subito, per ogni ingiusta e bestiale violenza che si consumi in quella zona d’ombra in cui si manifesti il segreto sapore del potere (maschile).
Tonino De Pace, www.sentieriselvaggi.it