Dopo il bellissimo Ida, arriva dalla Polonia un altro grande film che scava in un passato di angosce e paure e che chiama in causa — come già il film di Pawlikowski — le responsabilità del Comunismo e della Chiesa. Il primo per il peccato di violenza e sopraffazione, la seconda per quello di omissione e ipocrisia.La pellicola è stata in lizza per rappresentare la Francia agli Oscar e ha ricevuto 3 nomination ai Premi Cesar del 2017: Miglior film, miglior regia e miglior sceneggiatura.
Regia di Anne Fontaine IN PRIMA VISIONE A FOLLONICA
NOMINATION MIGLIOR FILM,MIGLIOR SCENEGGIATURA E MIGLIOR REGIA AI PREMI CESAR 2017.
TRAILER DEL FILM:
NOMINATION MIGLIOR FILM,MIGLIOR SCENEGGIATURA E MIGLIOR REGIA AI PREMI CESAR 2017.
TRAILER DEL FILM:
CRITICA:
“Se l’argomento era dei più difficili, Anne Fontaine lo affronta con una misura esemplare. Ne ricava un magnifico film a porte chiuse, quasi interamente isolato nel monastero (che a qualcuno ricorderà il bel film ‘Ida’) immerso nelle nevi dell’inverno polacco. L’altro ambiente è l’unità sanitaria francese, dove la sceneggiatura colloca l’unico personaggio maschile, ma tutt’altro che trascurabile: un medico militare ebreo. Pur esponendoci al rischio di stereotipo parlando di qualcosa di complesso e indefinibile come la sensibilità femminile, ebbene: in ‘Agnus Dei’ c’è una scena che non riusciremmo a immaginare se non diretta da una donna. Quella in cui Mathilde e Maria, l’atea e la religiosa, si abbandonano a un momento di reciproca confidenza vicina all’intimità. Film fatto di sfumature e mezzitoni, malgrado l’atrocità dell’episodio centrale, quello di Anne Fontaine è straordinariamente raffinato anche sul piano della rappresentazione; dove ogni inquadratura, che sia diurna oppure al lume di lampade evocanti la pittura di La Tour, è meditata e composta come un dipinto. E tuttavia – ecco il piccolo miracolo laico – le scene non sono affatto statiche, ma dinamiche e naturali. Scritto dalla regista assieme a Pascal Bonitzer (…) ‘Agnus Dei’ affronta un tema sensibile, ieri come oggi (gli stupri di guerra si ripetono inesorabilmente) con una pietà senza pietismo, cercando l’umano anche in mezzo al più tetro degli orrori. Fontaine ha il coraggio di sorpassare il limite, spezzare il punto di equilibrio comune alla maggioranza dei film per mostrare le lacerazioni, il dolore, ma anche la forza delle donne. E, per aiutarci a riflettere sul prezzo che le donne pagano alla violenza maschile in ogni conflitto e in ogni tempo, si serve di un cast ‘misto’ (la francese Lou de Laâge, Agata Buzek e altre attrici polacche nella parte delle suore) semplicemente perfetto.” (Roberto Nepoti, ‘La Repubblica’, 24 novembre 2016)
Polonia, 1945. Mathilde, un giovane medico francese della Croce Rossa, è in missione per assistere i sopravvissuti della Seconda Guerra Mondiale. Quando una suora arriva da lei in cerca di aiuto, Mathilde viene portata in un convento, dove alcune sorelle incinte, vittime della barbarie dei soldati sovietici, vengono tenute nascoste. Nell’incapacità di conciliare fede e gravidanza le suore si rivolgono a Mathilde, che diventa la loro unica speranza.
“Se l’argomento era dei più difficili, Anne Fontaine lo affronta con una misura esemplare. Ne ricava un magnifico film a porte chiuse, quasi interamente isolato nel monastero (che a qualcuno ricorderà il bel film ‘Ida’) immerso nelle nevi dell’inverno polacco. L’altro ambiente è l’unità sanitaria francese, dove la sceneggiatura colloca l’unico personaggio maschile, ma tutt’altro che trascurabile: un medico militare ebreo. Pur esponendoci al rischio di stereotipo parlando di qualcosa di complesso e indefinibile come la sensibilità femminile, ebbene: in ‘Agnus Dei’ c’è una scena che non riusciremmo a immaginare se non diretta da una donna. Quella in cui Mathilde e Maria, l’atea e la religiosa, si abbandonano a un momento di reciproca confidenza vicina all’intimità. Film fatto di sfumature e mezzitoni, malgrado l’atrocità dell’episodio centrale, quello di Anne Fontaine è straordinariamente raffinato anche sul piano della rappresentazione; dove ogni inquadratura, che sia diurna oppure al lume di lampade evocanti la pittura di La Tour, è meditata e composta come un dipinto. E tuttavia – ecco il piccolo miracolo laico – le scene non sono affatto statiche, ma dinamiche e naturali. Scritto dalla regista assieme a Pascal Bonitzer (…) ‘Agnus Dei’ affronta un tema sensibile, ieri come oggi (gli stupri di guerra si ripetono inesorabilmente) con una pietà senza pietismo, cercando l’umano anche in mezzo al più tetro degli orrori. Fontaine ha il coraggio di sorpassare il limite, spezzare il punto di equilibrio comune alla maggioranza dei film per mostrare le lacerazioni, il dolore, ma anche la forza delle donne. E, per aiutarci a riflettere sul prezzo che le donne pagano alla violenza maschile in ogni conflitto e in ogni tempo, si serve di un cast ‘misto’ (la francese Lou de Laâge, Agata Buzek e altre attrici polacche nella parte delle suore) semplicemente perfetto.” (Roberto Nepoti, ‘La Repubblica’, 24 novembre 2016)
Polonia, 1945. Mathilde, un giovane medico francese della Croce Rossa, è in missione per assistere i sopravvissuti della Seconda Guerra Mondiale. Quando una suora arriva da lei in cerca di aiuto, Mathilde viene portata in un convento, dove alcune sorelle incinte, vittime della barbarie dei soldati sovietici, vengono tenute nascoste. Nell’incapacità di conciliare fede e gravidanza le suore si rivolgono a Mathilde, che diventa la loro unica speranza.