“I0, Daniel Blake” del regista britannico Ken Loach ha vinto la Palma d’Oro alla 69esima edizione del Festival di Cannes, una denuncia sociale che punta il dito contro il malfunzionamento del welfare inglese e il suo ingarbugliato sistema burocratico. Loach aveva già vinto la Palma d’Oro nel 2006 per Il vento che accarezza l’erba. «Occorre, oggi più che mai, che il cinema protesti contro i potenti. Spero che questa tradizione si conservi. Un altro mondo è possibile e necessario – ha detto ricevendo il premio -. Il Festival è importante per il futuro del cinema. I personaggi del mio film vivono nella quinta nazione del mondo e sono poveri. Il mondo è in una situazione pericolosa, siamo quasi alla catastrofe e questo accade a causa del sistema neoliberale».
“Il mio nome è Daniel Blake, sono un uomo, non un cane. E in quanto tale esigo i miei diritti. Esigo che mi trattiate con rispetto. Io, Daniel Blake, sono un cittadino, niente di più e niente di meno”. È ai diritti base dei cittadini, calpestati con indifferenza da uno Stato che uccide, che guarda il nuovo film di Ken Loach, premiato con la Palma d’oro all’ultimo Festival di Cannes. Un film potente che fa arrabbiare, che commuove.
Sinossi:
Il 59enne Daniel Blake ha lavorato come falegname a Newcastle, nel nord-est dell’Inghilterra per la maggior parte della sua vita. Ora però, in seguito a una malattia, per la prima volta ha bisogno di un aiuto da parte dello Stato. Il destino di Daniel si incrocia con quello di Katie, madre single di due bambini piccoli, Daisy e Dylan, la cui unica possibilità di fuga dalla monocamera in un ostello per senza tetto a Londra è quello di accettare un appartamento a circa 500 chilometri di distanza. Daniel e Katie si troveranno così insieme, confinati in una terra di nessuno e impigliati nel filo spinato della burocrazia delle politiche per il Walfare nella moderna Gran Bretagna.
“Altro che il solito Loach. Andate a vedere ‘I, Daniel Blake’ (…): ne resterete conquistati per la violenza sofferta della sua poesia. Nonostante tutto, c’è poesia. E ci sono la miseria di Newcastle, le insidie della burocrazia, il cinismo del potere, la disillusione di chi non vede happy end. Loach trova accenti di verità che non è solo adesione ideologica ma si trasforma in qualcosa di spirituale, tanto che nella scena centrale si pensa al tragicomico Charlot.” (Maurizio Porro, ‘Corriere della Sera’, 20 ottobre 2016)
“Nella Newcastle contemporanea c’è gente che muore di fame. E non si tratta di migranti stranieri bensì di cittadini britannici bianchi, sudditi di Sua Maestà fino al midollo e membri di quella ‘working class’ oggi senza lavoro. (…) Potente, diretto, appassionato e solidissimo, il film seconda Palma d’oro di Ken ‘il Rosso’ Loach è lo specchio della sua rabbia da guerriero indomito nonostante gli 80 anni compiuti. II registro ricorda i suoi primi e sconvolgenti lavori per la Bbc (…). Imperdibile.” (Anna Maria Pasetti, ‘Il Fatto Quotidiano’, 20 ottobre 2016)