Venerdì 18 Aprile proietteremo in prima visione a Follonica “Zoran, il mio nipote scemo”, commedia italiana vincitrice del Premio del Pubblico all’ultimo Festival di Venezia

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Vincitore del Premio del Pubblico alla Settimana della Critica dell’ultimo Festival di Venezia.
Paolo Bressan è un uomo cinico col vizio del vino e della menzogna, con cui mette in difficoltà il prossimo e prova a riconquistare la sua ex moglie. Occupato presso una mensa per anziani, è svogliato e sgraziato con gli amici del paese che gli danno ricovero nelle difficoltà, contenendone l’incontinenza e la boria. Tra un bicchiere di vino e un piatto di gulash, ‘eredita’ un nipote da una lontana zia slovena, a cui dovrà dare ospitalità il tempo necessario perché la burocrazia faccia il suo corso e il ragazzo si stabilisca in una casa-famiglia. Zoran, adolescente naïf nascosto dietro un paio di grandi occhiali, è un ragazzino colto che parla un italiano aulico e gioca bene a freccette. Accortosi molto presto del talento del nipote nel lanciare e colpire sempre il centro, Paolo è deciso a sfruttarne la disposizione, iscrivendolo al campionato mondiale di freccette.

Opera prima di Matteo Oleotto, Zoran, il mio nipote scemo si svolge in un piccolo paese della provincia friulana che, come quella di Andrea Molaioli contempla ‘lo scemo del villaggio’ ma declina la storia in commedia. ‘Alterato’ da uno sguardo etilico, Zoran, il mio nipote scemo descrive un territorio e un soggetto che il regista goriziano conosce bene, dedicandosi alle vigne e al vino nel tempo libero. E il vino è senza dubbio la materia di cui è fatto il film di Oleotto e il sogno del suo protagonista.
Praticando leggerezza e sorriso, Zoran, il mio nipote scemo gravita intorno a due nodi narrativi, il caso e l’occasione. Il caso, la morte improvvisa di una zia dimenticata e forse mai conosciuta, offre al Bressan di Giuseppe Battiston l’occasione di dare una svolta alla propria vita, trasformandola, nell’epilogo, in esperienza di vita. A innescare il gioco è un ragazzino che riuscirà a ‘invischiare’ uno zio ruvido e ubriacone in qualcosa che Paolo Bressan non aveva previsto e che ha a che fare con la riscoperta dei sentimenti e dell’amore.

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