una serata dedicata alla proiezione del film “Familia” – un film necessario e importante sul tema delle violenze domestiche – un’opera preziosa e intensa che esplora le dinamiche complesse che possono celare situazioni di oppressione nell’ambiente domestico.
Per partecipare all’evento è necessario prenotare al tel: 339/3880312.
La visione del film sarà introdotta dalla presentazione video dell’ attrice protagonista Barbara Ronchi.
Al termine della proiezione, avremo l’opportunità di dialogare con il regista Francesco Costabile – in collegamento video – che condividerà con gli spettatori il processo creativo e le motivazioni dietro la realizzazione della sua opera. Seguirà un dibattito, aperto a domande e interventi del pubblico.
Ecco le parole del regista Francesco Costabile: “Mai come in questi giorni stiamo assistendo ad una strumentalizzazione politica sul corpo delle donne. C’è bisogno di un risveglio collettivo contro una classe politica che fa propaganda anche su temi così delicati. Facciamoci sentire, facciamo del rumore, anche nel buio di una sala cinematografica. ‘Familia’ è un film sulla violenza di genere che non edulcora, non ammorbidisce un tema che va affrontato di petto. La violenza va attraversata, bisogna conoscerla per imparare a difendersi”.
“Familia” ha vinto numerosi riconoscenti tra cui il Premio Orizzonti per la migliore interpretazione maschile a Francesco Gheghi, la Segnalazione Cinema for UNICEF, il Premio Miglior Cast Italiano Mostra 2024 e il Nuovo IMAIE Talent Award per Tecla Insolia. A Venezia 81 Francesco Gheghi si è aggiudicato anche il Premio RB Casting.
Il cineasta cosentino, tornato alla regia dopo l’intenso e apprezzatissimo ‘Una femmina’, confeziona un’opera di grande potenza, stilistica, visiva e narrativa, forte di un romanzo alla base, scritto da Luigi Celeste e Sara Loffredi, dal titolo ‘Non sarà sempre così’.
Attraverso il filtro del racconto cinematografico, Familia mette in luce una serie di questioni su cui riflettere, a partire dalla mancanza di una rete che dia modo alle donne di sentirsi protette. Una pellicola che racconta la difficoltà di riuscire a denunciare, la paura di perdere i propri figli, l’angoscia di ritrovarsi soli e senza protezione.
IL FILM: Luigi Celeste ha vent’anni e vive con la madre Licia e il fratello Alessandro. I tre sono uniti da un legame profondo. Sono quasi dieci anni che nessuno di loro vede Franco, compagno e padre, che ha reso l’infanzia dei due ragazzi e la giovinezza di Licia un ricordo fatto di paura e prevaricazione. Luigi vive la strada e, alla ricerca di un senso di appartenenza e di identità, si unisce a un gruppo di estrema destra dove respira ancora rabbia e sopraffazione. Un giorno Franco torna, rivuole i suoi figli, rivuole la sua famiglia, ma è un uomo che avvelena tutto ciò che tocca e rende chi ama prigioniero della sua ombra. Quella di Luigi e della sua famiglia è una storia che arriva al fondo dell’abisso per compiere un percorso di rinascita, costi quel che costi.
Chiedere aiuto e ritrovarsi colpiti due volte. Denunciare quell’ uomo violento che ti massacra fino a farti cadere tutti i denti, e vedere, nel giorno in cui credi che ti porteranno in una casa rifugio con i tuoi figli, che i servizi sociali te li stanno strappando dalle braccia sulla porta di casa. E’ una delle scene più dure del film Familia, che descrive il volto multiforme, spesso segreto e ancora ben camuffato, della violenza istituzionale. Il regista, Francesco Costabile, decide di fare questo film dopo aver letto il libro “Non sarà sempre così” di Luigi Celeste.
Luigi, come suo fratello e sua madre, è stato vittima due volte: di un padre malvagio e violento e delle istituzioni alle quali vanamente sua madre aveva chiesto aiuto. E’ il 20 febbraio 2008 quando uccide suo padre a colpi di pistola dopo l’ennesima aggressione: sconterà la sua pena in appello di 9 anni di carcere a Bollate e lì, dopo una gioventù difficile e un’infanzia negata, inizierà la sua rinascita.
“Mi ha colpito la totale assenza delle Istituzioni che ha portato a queste estreme conseguenze.”
Il film ripercorre la determinazione di questa donna a denunciare, a proteggere i suoi figli, ma anche le fragilità di fronte a questo rapporto manipolatorio con l’ex: “Dobbiamo porci in ascolto di queste donne, che sono vittime, senza giudicare“, sottolinea il regista spiegando che invece questo accade spesso ancora oggi. Come quando nel film intervengono le forze dell’ordine che finiscono “per mettere ancor in più pericolo la donna e i suoi figli”.
E’ lì che nella vita di questa madre, quando decide di mettere in salvo se stessa e i suoi ragazzi, piomba l’abbandono e il tradimento dello Stato: da una parte il violento che picchia e minaccia di morte, dall’altro le istituzioni che quasi puniscono il suo coraggio di denunciare, le sequestrano i figli, segnando la vita di due bambini, e lasciano la donna in pericolo quando l’uomo, dopo esser uscito dal carcere dove era detenuto per altri reati, torna a diventare un incubo per tutti. Nelle scene, come in un labirinto interiore di picchi e di abissi, si alternano il dolore macabro della paura e quegli spiragli di amore e dolcezza che i figli hanno verso la madre, l’unico legame che tiene le vittime attaccate alla vita e a una qualche speranza.
“Inizialmente, poichè la storia di Luigi è tra il 1998 e il 2008, ho pensato fosse legata al momento storico, ma poi facendo ricerche – continua Costabile – anche insieme ai centri antiviolenza e agli avvocati mi sono accorto che oggi la situazione è anche peggiorata con la legge 54 del 2006 (quella della bigenitorialità che spesso mal applicata garantisce a genitori – per lo più padri – violenti di continuare a rappresentare una minaccia per i figli e le donne che li hanno denunciati). E’ stato scioccante”, racconta.
“Ho conosciuto diverse donne passate dall’essere vittime di uomini ad essere vittime delle istituzioni che hanno portato via i loro figli. Oggi, nonostante la legge sullo stalking, la convenzione di Istanbul, il codice rosso siamo ancora in una situazione grave”, ribadisce.
Una denuncia coraggiosa di un male che qualche anno fa era ancora impronunciabile e che rientra per Costabile in una precisa idea di cosa debba fare l’arte e il cinema: “Ha per me una funzione politica”, spiega, “ed è un percorso che ho già iniziato con il primo film ‘Una femmina’ sulla storia delle pentite di mafia e ndrangheta. E ho visto quanto il percorso di protezione fosse molto duro e avesse lacune, e anche lì le donne sono state tradite dallo Stato”.
La violenza istituzionale o vittimizzazione secondaria che si consuma tra tribunali e servizi sociali porta a non denunciare più. “Diamo un segnale negativo alle nuove generazioni, così si abbandonano le persone. Vorrei portare il film nelle scuole: dobbiamo ripartire dalla formazione, anche delle persone deputate a proteggere le vittime” e contrastare “la violenza patriarcale che è una forma culturale di istituzione”.
Fare un film di denuncia come ‘Familia’ “è molto faticoso – risponde il regista – ma dà senso a ciò che faccio e la gratificazione più bella è nelle sale, alla fine della proiezione: vedere tante donne che si avvicinano, anche ragazze, e si confidano. E’ il potere del cinema, è emozionante”.
Il trailer del film: https://www.youtube.com/watch?v=WEjciZ_iOWA&t=16s
Luogo evento: Sala Tirreno, via Bicocchi 53 Follonica (GR)
Vi aspettiamo!