Venerdì 18 Gennaio proietteremo un capolavoro della storia del cinema, “Rapina a mano armata”, realizzato nel 1956 da Stanley Kubrick. La critica americana accolse così bene questo film da parlare di Kubrick come del nuovo Orson Welles. Il successo della pellicola è da leggersi soprattutto nella grande influenza esercitata sulla cinematografia di questo genere. La statura del suo autore è sottolineata ancora di più dal fatto che è entrato di diritto tra i più grandi registi noir di tutti i tempi pur essendosi cimentato una sola volta in questo genere e, per di più, a soli 28 anni.
TRAILER:
TRAMA:
Johnny Clay ha scontato cinque anni di prigione. Appena uscito è pronto per un colpo all’ippodromo di Long Island, New York, che ha avuto tempo di organizzare nei minimi particolari. Uno dei punti di forza del colpo è l’eterogeneità della banda, composta da tutti incensurati e insospettabili, nessuno dei quali è a conoscenza della dinamica completa dell’azione criminosa. Tutto è in mano a Clay, mente e autore materiale di quella che sarà una rapina a mano armata.
RECENSIONE:
Decenni prima di Tarantino, qualche anno prima di Resnais – ma, c’è da dirlo, dopo Rashomon di Kurosawa, regista che Kubrick ammirava molto – The Killing ha scomposto la temporalità filmica per costruire un nuovo senso interno all’opera stessa, che costringe lo spettatore ad accettarne le regole; l’operazione è inaudita nel coraggio e di stordente efficacia nella realizzazione. Il noir classico viene rielaborato in maniera addirittura sfrontata: l’assunto di base è più semplice rispetto alle regole del genere, ma è proprio la forma/cinema che ne ridefinisce l’importanza narrativa: è il Kubrick/autore che manipola il contenuto attraverso la forma. Un passo in avanti fondamentale nella storia del cinema americano, inteso come esperimento (riuscito) sulla sua grammatica.
Tratta da Offscreen.it