Sabato 25 novembre in programma il bellissimo “120 battiti al minuto”, Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes 2017 e in corsa per i Premi Oscar 2018. Ricordiamo ai soci che sono già aperte le prenotazioni per la serata evento dell’8 dicembre. Sarà nostra ospite la regista Susanna Nicchiarelli (vinitrice del Premio Orizzonti al Festival di Venezia) che presenterà in anterprima provinicale “Nico, 1988”. Viste le tantissime richieste si consiglia la prenotazione – Tel: 339/3880312
Sabato 25 novembre
Ore 21.30
120 BATTITI AL MINUTO
di Robin Campiello (Francia 2017)
Vincitore del Grand Prix al Festival di Cannes,
rappresenterá la Francia ai prossimi Oscar 2018
Il trailer del film:
Parigi, primi anni Novanta: le morti per Aids sono al loro massimo storico. Un gruppo di gay riuniti nel collettivo Act Up pratica forme estreme di protesta per attirare l’attenzione su un’epidemia dimenticata, e spingere le case farmaceutiche alla ricerca di nuove e più efficaci terapie. Poteva essere un film militante alla vecchissima maniera. Ma Robin Campillo, che quella stagione l’ha vissuta, riesce nel miracolo di raccontare senza eccessi ideologici, senza retorica, senza proclami militanti, stando addosso ai suoi personaggi e alle loro storie. Grand Prix (il secondo per importanza dopo la Palma) al festival di Cannes 2017. Candidato francese all’Oscar per il miglior film in lingua straniera, con buonissime chance di arrivare fino in fondo. www.cinemalocatelli.com
La battaglia contro l’Aids vola verso l’Oscar
di Roberto Nepoti, La Repubblica.it
Sarebbe riduttivo etichettare 120 battiti al minuto, Gran Prix speciale della Giuria di Cannes e candidato francese ai prossimi Oscar, come un altro film sull’Aids. Il modo in cui è narrata la malattia (e la militanza dell’Act Up, che nei primi anni 90 lottò contro il silenzio che la circondava) ha poco a che vedere con Philadelphia o altri, pur dignitosissimi, film sul tema. Robin Campillo lo costruisce come uno spazio mentale, ritmandolo sui 120 battiti del titolo (quelli della musica house su cui danzano i personaggi) e rinchiudendolo in pochi luoghi: l’aula in cui i giovani omosessuali malati di Aids si riuniscono per discutere ed elaborare strategie, un appartamento, un ospedale. L’andamento temporale non è cronologico, ma procede per associazioni, parallelismi, ritorni all’indietro, anticipazioni. Straordinario che, in una costruzione così complessa, le scene delle assemblee abbiano la spontaneità del documentario in presa diretta. La parte corale, davvero straordinaria, è interpretata dai giovani attori con un’energia e una partecipazione ammirevoli.